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Cos’è

Ricerca scientifica, divulgazione informale ma rigorosa, pluralismo delle idee, autonomia da condizionamenti politici ed economici: questi gli ingredienti del Festival Internazionale dell’Economia.

Dopo il successo delle prime due edizioni, che si sono occupate rispettivamente di “Merito, diversità e giustizia sociale” (2022) e di “Ripensare la globalizzazione” (2023), il Festival tornerà in alcune delle più belle sale del centro del capoluogo piemontese, ospitando i più grandi economisti del mondo che su questo tema lavorano alla frontiera, oltre che ricercatori che lo studiano in tante altre discipline.

Il Festival Internazionale dell’Economia è ideato, progettato e organizzato dagli Editori Laterza con la direzione scientifica di Tito Boeri. La manifestazione è promossa dal TOLC (Torino Local Committee), che riunisce Regione Piemonte, Città di Torino, Fondazione Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT, Università degli Studi di Torino, Politecnico di Torino, Camera di Commercio di Torino, Unioncamere Piemonte, Unione Industriali Torino e Legacoop, coordinati dalla Fondazione Collegio Carlo Alberto.

CHI POSSIEDE LA CONOSCENZA: il tema dell’edizione 2024

Chi possiede la conoscenza” è il tema della terza edizione del Festival Internazionale dell’Economia, dal 30 maggio al 2 giugno 2024 a Torino. Un argomento di straordinaria attualità che coinvolge ogni singolo settore della vita pubblica: dalle imprese al commercio, dalla salute alle politiche urbane, dai trasporti alla comunicazione oltre, naturalmente, al mondo della ricerca e della formazione.

Il digitale ha completamente trasformato il modo con cui prenotiamo un aereo, scegliamo un ristorante, guardiamo un film o ascoltiamo la musica. Ha rivoluzionato il modo con cui ci informiamo, comunichiamo, facciamo acquisti, troviamo lavoro e incontriamo nuove persone. Tutte queste scelte generano informazioni, ossia conoscenza. Ma chi controlla e sfrutta queste immense fonti di dati? E a che scopo?

Le economie di scala raggiungibili con l’aggregazione delle informazioni hanno aumentato la concentrazione del potere economico. Basti pensare alle piattaforme che tutti ormai conosciamo: Netflix, Spotify, Airbnb, Amazon etc.  In maniera simile, i social media − Instagram, TikTok, X e le altre − hanno reso possibile a miliardi di persone comunicare quasi a costo zero.

La concentrazione, l’esistenza di poche reti dominanti, il fatto di poter fare tutto su una sola piattaforma: sono tutti elementi che facilitano la nostra vita. Più scelta, più comodità, più informazioni, a prezzi spesso più bassi. Eppure la concentrazione riduce anche la concorrenza e l’innovazione e può lasciare molti indietro. E c’è il rischio che le diseguaglianze nell’accesso e nella capacità d’uso della tecnologia aumentino le tensioni sociali già esistenti.

Le piattaforme guadagnano vendendo alle aziende spazi pubblicitari ma anche parte dell’enorme mole di informazioni raccolte sui comportamenti di chi le utilizza. Fin dove è lecito l’utilizzo della conoscenza socialmente prodotta? In che misura è possibile esercitare diritti di proprietà su quest’ultima? Quali restrizioni occorre imporre per tutelare la privacy?

Altri interrogativi fondamentali riguardano gli aspetti etici e l’origine delle informazioni generate da macchine (fra i casi più celebri ChatGPT) e dunque l’autenticità nell’era digitale.

Il problema di fondo è governare, anziché subire, il progresso tecnologico e regolamentare l’accesso a questa immensa fonte di dati. Ma come farlo? E hanno i governi la forza necessaria?

A questi e a molti altri argomenti saranno dedicati gli incontri in programma al Festival Internazionale dell’Economia, che si terranno nei luoghi più suggestivi di Torino, con i più autorevoli studiosi di questi temi. Economisti, internazionali e italiani, ma come sempre anche storici, sociologi, giuristi, informatici, scienziati e studiosi dei media. Con loro al Festival si confronteranno i protagonisti del mondo economico, esponenti di spicco del mondo dell’impresa, del commercio e delle professioni, insieme ad esponenti di istituzioni e associazioni.

Il Festival, come sempre, si strutturerà attraverso lezioni magistrali ma si articolerà poi in tanti diversi formati: dalle parole chiave ai dialoghi, dagli interventi di grandi ‘testimoni del tempo’ ai forum tra studiosi e protagonisti della vita economica. Nel processo di avvicinamento al Festival saranno coinvolti le università e il mondo delle scuole e saranno organizzati incontri sul territorio, a Torino e in diverse città del Piemonte.

RIPENSARE LA GLOBALIZZAZIONE: il tema della seconda edizione

Nazionalismo economico, pandemia e guerra non hanno fermato la globalizzazione, intesa come commercio mondiale e interscambio nell’ambito delle cosiddette catene globali del valore. L’hanno di certo rallentata, ma l’impressione è quella di essere di fronte a un fenomeno inarrestabile sospinto dal progresso tecnologico. Oggi, però, più di ieri scontiamo gli effetti di quella globalizzazione impetuosa che ha rivoluzionato il pianeta alla fine del secolo scorso e agli inizi del nuovo millennio. “Quella globalizzazione – riflette Tito Boeri, direttore scientifico del Festival – ha lasciato in eredità in molti paesi tensioni distributive che spesso sono sfociate nell’affermazione su vasta scala di movimenti populisti. E le stesse attuali tensioni geopolitiche possono essere lette anche come una delle conseguenze di una globalizzazione troppo veloce che ha rafforzato in alcuni paesi autocrazie antidemocratiche.”

L’economia, la politica, le scienze sociali devono, dunque, cambiare approccio. Devono ripensare la globalizzazione, come recita il tema scelto per l’edizione 2023 del Festival Internazionale dell’Economia. “Occorre – sottolinea sempre Boeri – graduarne i tempi, ridurne la velocità indotta dal progresso tecnologico, rafforzare le istituzioni multilaterali, riformare i nostri sistemi di protezione sociale, sviluppare nuovi modelli di business che, invece di puntare sulla disintegrazione dei processi produttivi, rafforzino l’integrazione verticale.”

C’è molta ricerca su questi temi. Per questo Torino dal 1 al 4 giugno 2023 diventerà la capitale mondiale nel ripensare la globalizzazione. Quattro giorni ricchi di idee, progetti, studi, testimonianze. Con una ambizione, la stessa di sempre: confrontarsi per trovare nuove strade, puntando sulla competenza, la passione e l’efficacia comunicativa.

MERITO, DIVERSITÀ, GIUSTIZIA SOCIALE: il tema della prima edizione

La crisi del Covid ci ha restituito un mondo più diseguale e soprattutto diversamente diseguale. Nuovi tipi di diseguaglianze si sono sovrapposti a quelle già esistenti, generando marcati divari di reddito all’interno anche di imprese e di comunità relativamente limitate. Ai divari di reddito si sono aggiunti – spesso sovrapposti – i divari nello stato di salute e nelle condizioni abitative, disuguaglianze che hanno spesso ben poco a che vedere col merito individuale, che sono legate a diverse condizioni di partenza oppure al caso.

In che misura, l’uscita della pandemia può riassorbire queste diseguaglianze o, quantomeno, allinearle maggiormente al merito individuale anziché al caso? E può il riconoscimento che dietro alle diseguaglianze ci siano anche livelli di impegno diversi, performance individuali differenti, ridurre il senso di ingiustizia che molti perdenti nutrono nei confronti di società così diseguali?

Un problema centrale è come misurare il merito. Molte decisioni prese quotidianamente e destinate a generare grandi e persistenti disuguaglianze di reddito si basano su processi di selezione che vorrebbero premiare il merito. Ma quanto dei risultati che riusciamo effettivamente a misurare è legato all’impegno profuso dagli individui e quanto invece a capacità innate, a condizioni favorevoli in partenza e al caso? Non si rischia, premiando il merito, di escludere a priori una fetta importante delle nostre società, non offrendo speranza alcuna a chi non ha avuto in partenza queste doti e opportunità? Non c’è il pericolo di ampliare le diseguaglianze e ostruire la mobilità sociale, anziché livellare le opportunità, cercare di offrire il più possibile un’uguaglianza delle opportunità?

“Una gemma per il pubblico internazionale di cui nessun ricercatore al mondo può declinare l’invito e un’occasione preziosa per gli stessi economisti di avere in pochi giorni una rappresentazione di sintesi delle ricerche più rilevanti, apprese attraverso la viva voce dei colleghi. Mentre per il pubblico generale il Festival è un’occasione straordinaria per connettere le teorie economiche alla vita di ogni giorno.”

– Michael Spence, Premio Nobel per l’Economia nel 2001

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