Se il lavoro cerca i lavoratori
12 Marzo 2025

Il lavoro c’è, mancano i lavoratori. Può sembrare paradossale, ma l’Italia soffre di un mismatch fra domanda e offerta di posti nelle imprese. Ovvero di un disallineamento evidente fra chi offre un posto nella propria azienda e la disponibilità delle competenze necessarie per essere all’altezza delle richieste.
Il verdetto delle statistiche è inquietante. Secondo un’indagine di Confindustria relativa alla prima metà del 2024, oltre il 69,8% delle imprese italiane ha riscontrato difficoltà nel trovare candidati adeguati alle esigenze.
Un’indagine Ipsoa assicura che nel 2023, a fronte del buon andamento della domanda di lavoro delle imprese, sono state circa 2,5 milioni le unità professionali che le imprese hanno fatto fatica a reperire. Si tratta di profili di alto livello, ma anche di professionalità più quotidiane, come i baristi e i camerieri.
È stato inoltre calcolato che il mismatch grava per 44 miliardi sull’economia italiana, come dire due punti e mezzo di valore aggiunto nazionale.
Unioncamere valuta infine che il problema aumenta in modo esponenziale quando le imprese richiedono competenze digitali o green: si ritiene che in Italia tra il 2023 e il 2027 saranno richieste competenze green a circa 2,4 milioni di lavoratori – il 65% del fabbisogno del quinquennio – e competenze digitali a poco più di due milioni di occupati – il 56% del totale.
Sono dati che preoccupano e che in futuro potrebbero peggiorare. Confindustria è certa che la tendenza sarà esacerbata dai flussi della demografia (calo e invecchiamento della popolazione) e da fattori quali la scarsa mobilità interna, la fuga di cervelli e la carenza di lavoratori extra-Ue.
Sulla base delle proiezioni demografiche Istat e dell’espansione economica attesa, gli Industriali stimano che in Italia – a parità di tasso di occupazione (61,5% nel 2023) – nel quinquennio 2024-2028 il mismatch quantitativo potrebbe ampliarsi di 1,3 milioni di unità. I danni per il mercato del lavoro e la crescita economica, in un Paese che ha bisogno di efficienza e innovazione, sono facilmente immaginabili.
Le cause
Il fenomeno ha radici multiple e profonde. Anzitutto, sono molti i giovani che escono dall’università o dai percorsi formativi con competenze non adeguate alle esigenze delle imprese. Un secondo fattore, sono i contratti rigidi e la burocrazia che ostacolano la flessibilità e la possibilità di aggiornamento delle competenze. Ma su tutto questo pesa anche l’elevato costo del lavoro che disincentiva le assunzioni. E le basse remunerazioni, soprattutto nei servizi, spinte all’ingiù dalla mancanza di un salario minimo.
Un fattore non secondario risiede nei forti squilibri territoriali del Paese: la carenza di manodopera specializzata tende a essere nel Nord, mentre il Mezzogiorno presenta un alto tasso di disoccupazione.
I dati dimostrano che non è questione di alte competenze, perché persino nella ristorazione si fatica a trovare personale adeguato.
Da non sottovalutare la scarsa predisposizione alla mobilità e il disagio che si manifesta col crescente numero di giovani che né studiano né lavorano, il che rende più complesso colmare il divario occupazionale (i cosiddetti Neet, i giovani che non studiano, non lavorano e non fanno formazione).
Che fare?
Il primo passo è un intervento sulla scuola e il sistema formativo, anche con una maggiore sinergia tra superiori/università e imprese, un potenziamento degli ITS e un orientamento professionale più efficace. Tutto ciò dovrebbe muoversi di pari passo con il reskilling e l’upskilling dei lavoratori, cioè con l’intervento che adeguino e rafforzino le competenze dei singoli.
Il contorno potrebbe essere un intervento sul costo delle assunzioni, con un significativo taglio del cuneo fiscale – il costo impositivo che grava sulle imprese – e con agevolazioni per sceglie di trasferirsi per cominciare un nuovo lavoro.
Gli esperti ritengono che la crisi potrebbe essere trasformata in opportunità. Perché una precisa analisi del mancato allineamento fra domande e offerta può consentire di capire dove sono i posti disponibili. E consentire così ai giovani di scegliere il percorso in grado di condurli verso un impiego soddisfacente.